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21 gennaio 2010

... vi presento il mio "Lui".

Cari amici, il primo post di questo duemiladieci lo utilizzerò per presentarvi il mio "Lui".
Prima che qualcuno inizi ad equivocare, voglio mettere subito in chiaro che il mio "Lui", in realtà, è una "Lei". Inoltre, posso garantire a tutti voi che ieri sera sono andato a letto molto presto e che non ho nessuna sbronza da smaltire. Il mio "Lui" è una Lambretta nata, più di quarant'anni fa, dalla matita del famoso designer Nuccio Bertone.

Uno scooter del quale sono stato sempre "innamorato" e che, dopo molte ricerche, ho trovato e reastaurato (in una colorazione di mio gradimento) circa due anni fa.
Nel 1967 (il mio anno di nascita) Bertone, in poco più di tre mesi, concepisce e realizza uno scooter realmente d'avanguardia, dotato di una linea giovane ed elegante. Per apprezzarlo occorre osservarlo da vicino e scoprire tutta quella serie di dettagli estetici che ne fanno uno scooter unico. Prima fra tutti il gruppo faro-manubrio, realizzato in tre fusioni d'alluminio che si compongono in un sapiente gioco di incastri nascondendo alla vista le viti di collegamento; poi, il serbatoio carburante che segue la forma del telaio e supporta l'elegante sella in finta pelle nera.
Verso la fine del 1968, ad un primo modello di cilindrata 50, per vivacizzare il mercato, la Lambretta decide di commercializzare anche un modello di cilindrata superiore (75 cc) in due differenti versioni 75 S e 75 SL: particolarmente interessante è il 75 SL che monta, per la prima volta su uno scooter italiano, il miscelatore automatico.
Tuttavia, dopo soli 15 mesi di produzione, il Lui cessa di essere costruito dopo aver raggiunto le 27.000 unità. Le ragioni del mancato successo commerciale, molto probabilmente, sono da imputare alla sua linea troppo futurista che non è stata compresa dal pubblico comune e alla crisi del settore che, all'epoca, non risparmiò nemmeno le grandi case italiane come la Guzzi, la Gilera, la Bianchi, ecc...
Tornando al mio "Lui" (nella foto che segue), vi posso dire che si tratta di uno dei primi modelli della versione 75 S, costruito in poco più di 8.000 unità. Sul lato sinistro mostra l'esuberante marmitta cromata, protetta da una griglia in metallo verniciata che ricorda quelle utilizzate sulle motociclette da regolarità di quegli anni. Anche il fanalino - portatarga si rivela assolutamente appariscente rispetto all'esile forma della parte posteriore.

Nonostante l'insuccesso, a mio parere (e non solo), il "Lui" resterà comunque nella storia dello scooterismo italiano come uno dei più significativi esempi di design ed espressione artistica in un veicolo di grande serie a un costo contenuto.
Tornerò sicuramente a scrivere su questo scooter e, in particolar modo, sulle sue caratteristiche tecniche.

Salutotutti!!

P.S. Le notizie storiche sono tratte dal libro di Vittorio Tessera - "Innocenti Lambretta con guida al restauro" - edito da Giorgio Nada Editore.


27 febbraio 2009

Gli "Antagonisti"...

Gli “Antagonisti” non sono i protagonisti di un cartone animato di Hanna & Barbera, ambientato nell'età della pietra dove Scooter a propulsione "pedestre", e dai nomi più improbabili, sfrecciano in città sempre più affollate di mezzi con ruote quadrate, enormi come sauri.
Nell’immediato dopoguerra, di fronte a una moda esplosa rapidissima, la scelta dello scooter divenne imperativa per molte aziende che, in Italia e all’estero, seguirono l’esempio della Piaggio e dell’Innocenti, senza, tuttavia, riuscire a fare meglio dei predetti costruttori.
Infatti, nonostante alcuni progetti apprezzabili (spesso artigianali), Vespa e Lambretta continuarono a dominare la scena scooteristica internazionale.


Ducati Cruiser


Tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta, la domanda dei piccoli veicoli a due ruote si fece così massiccia da non poter essere soddisfatta dalle due aziende leader italiane che, per tale motivo, dovettero stringere accordi di licenza con aziende estere per la costruzione degli scooter in loco.
Il boom delle vendite rivelò un mercato apparentemente inesauribile. Di conseguenza nacquero come funghi i concorrenti. Mentre alcuni si misero a copiare palesemente i modelli delle aziende leader, altri scelsero la strada della novità, proponendo, a volte, soluzioni spinte che, almeno nell’intento, avrebbero dovuto essere migliorative.
I primi emuli di “Vespa” e “Lambretta” nacquero in Italia alla fine degli anni Quaranta. Tra questi il Nibbio, costruito nel 1947 da Gianca.

Orix 150

La Moto Guzzi, la più importante azienda italiana in campo motociclistico, solo alla fine del 1950 si decise a presentare un proprio scooter: il Galletto (che nonostante il prezzo elevato per l’epoca, incontrò un notevole successo).
Un’altra azienda che si convertì alla produzione di uno scooter fu la fonderia di precisione Rumi che esordì nel 1951 con lo Scoiattolo, al quale seguì nel 1954 il Formichino. Quest’ultimo scooter, grazie all’estrema rigidità del telaio, aveva una tenuta di strada degna di una motocicletta.
Nel 1952 esordì nel settore anche la Ducati con lo scooter più ambizioso che sia mai stato costruito in Italia, il Cruiser, equipaggiato di un motore di 175 cm3 a quattro tempi ed un prezzo mozzafiato di 296.000 lire (il costo di due Vespa).
Tra i piccoli costruttori, un posto a parte spetta alla Prima di Asti, che nel 1953 realizzò l’ “Orix”, un originale scooter dalla linea avveniristica che venne costruito soltanto in 50 esemplari, alcuni dei quali non vennero venduti.
Tante altre ancora furono le aziende italiane a dividersi il ricco mercato degli scooter, quali, per citarne alcune: Alpino, Motobi Perrera, S.A.I. Ambrosini, Doniselli, Casalini, Cimatti, Mbm, Idroflex, Laverda, Gilera.
All’estero, i costruttori che non avevano raggiunto accordi con le case italiane, si erano presentati sul mercato con modelli propri, come, ad esempio, il Maicomobil in Germania; il francese Terrot “VS2” ; il cecoslovacco Cezeta “175” e l’inglese Piatti “125” (progettato in Italia dall’Ing. Piatti e costruito su licenza in Inghilterra e in Belgio).

S.A.I. Ambrosini


Piatti 125

Negli Stati Uniti gli scooter non ebbero un successo paragonabile a quello ottenuto in Europa. Oltreoceano, infatti, l’automobile era già molto diffusa e questo veicolo rappresentava un mezzo per il tempo libero e non un’alternativa per gli spostamenti. Tra gli scooter americani, i più diffusi furono il Salsbury (del 1947) e il Cushman (nato in tempo di guerra).
Anche la Harley Davidson mise in produzione (nel 1960) oltre ad alcune motoleggere, anche uno scooter, il Tropper, con un telaio in tubi rivestito da una carrozzeria in plastica che non raggiunse mai valori apprezzabili tanto da farne sospendere la produzione già nel 1965.

Salsbury

Tuttavia, come già detto, nonostante i numerosi concorrenti e le varie elaborazioni tecniche, Piaggio e Innocenti, non avranno mai veri concorrenti sul mercato ed il loro successo sarà praticamente universale, imponendosi in tutto il mondo come ambasciatori del life-style del nostro Bel Paese.

Salutotutti!