31 marzo 2008

Il motoscooter # 3

“… Oramai il tempo stringe, la Vespa della Piaggio è gia sulla cresta dell’onda e il pubblico comincia a infastidirsi ad ascoltare la pubblicità di un motoveicolo che non vuole saperne di farsi vedere.”
Presentata nella primavera del 1947, la Lambretta è il frutto degli studi condotti dall’èquipe dell’ingegnere Pier Luigi Torre.
Il popolare scooter nasce dalla vulcanica mente di Ferdinando Innocenti nel giugno 1944 quando gli alleati liberano Roma dalla morsa nazista. E’ allora, infatti, che Innocenti vede per la prima volta uno scooter americano, il Cushman, utilizzato dagli alleati come mezzo di appoggio e di collegamento tra le divisioni motorizzate ed immediatamente intuisce che l’idea di una moto “popolare” può avere un futuro luminoso anche in Italia.
L’esperimento 0, così viene chiamato il primo studio, viene completato nel giro di pochi mesi con la realizzazione di un modello in legno: la carrozzeria, originale e inedita, è caratterizzata da una forma a siluro sagomato che racchiude tutti gli organi meccanici e incorpora nella parte anteriore il faro. Particolarmente interessanti sono la sospensione anteriore telescopica incorporata nel cannotto di sterzo e la forcella in lamiera stampata che carena in parte la ruota. Si preferisce non montare la sospensione posteriore e affidarsi unicamente, per il confort di marcia, al molleggio telescopico della sella copiando il meccanismo comunemente utilizzato sulle motociclette americane Harley Davidson. Il motore è posizionato nella parte anteriore della carenatura e segue il tradizionale schema utilizzato sulle motoleggere della fine anni Trenta, con la trasmissione finale a catena.
All’inizio l’accoglienza da parte del pubblico è tiepida: troppo piccola, troppo scomoda…
Ma il primo scooter Innocenti, la Lambretta 125 m, dove m sta per motoscooter, (proposto a un prezzo di vendita estremamente modesto, solo 135.000 lire) possiede doti nascoste e presto gli italiani se ne accorgeranno: sarà richiestissima e diventerà l’alternativa alla Vespa.















Alla prossima!

26 marzo 2008

Le Bubblecars

Ieri pomeriggio ho approfittato delle ultime ore di ferie per fare una capatina alla mostra dedicata alle bubblecars (ossia, le auto a goccia), denominata “Macchinette – Le bubblecars nel design del Novecento”, allestita a Roma presso il complesso ex GIL (straordinario esempio di architettura razionalista di cui è in corso il completo recupero funzionale per farne sede definitiva di iniziative legate alla cultura contemporanea) situato in Largo Ascianghi, vicino Porta Portese.
Dai primi anni del secondo dopoguerra, una miriade di piccoli costruttori e di artigiani, poveri di capitali ma ricchi di idee, si era sforzata di fornire, in maniera originale, una risposta ancor più immediata alla crescente richiesta di motorizzazione “popolare”, dando spesso prova di audacia, di creatività, di forte capacità di innovazione non disgiunta talora da un pizzico di temerarietà.
Nacquero così, in pochissimi anni, centinaia e centinaia di fantasiose “macchinette” (quasi tutte con motore a due tempi), alcune destinate al successo, molte costruite soltanto in pochissimi esemplari, qualcuna rimasta un mero progetto.
Tutte presentavano comunque soluzioni fortemente anticonvenzionali.
Il nostro paese, che in quegli stessi anni Cinquanta ha avuto il merito di reinventare lo scooter moderno (basta ricordare il successo planetario della Vespa Piaggio e della Lambretta Innocenti) è stato assai attivo anche nel campo delle microvetture, progettando e realizzando in particolare la più conosciuta ed imitata, l’icona fra le “macchinette”: l’Isetta.
Eppure, nonostante le innegabili qualità, l’Isetta poco apprezzata in Italia (rimase in produzione per soli tre anni, dal 1953 al 1956) ebbe assai miglior fortuna all’estero, soprattutto quando fu costruita su licenza della BMW, tanto che riuscì a trovare acquirenti perfino in un paese caratterizzato da gigantismo automobilistico come gli Stati Uniti.
La mostra, che mi è piaciuta tantissimo, è arricchita da documenti d’archivio, progetti, pubblicità e tanto altro che potete trovare, in parte, sul sito dedicato: http://www.macchinette.org/

Tra le macchinette, fanno bella mostra di se anche una Acma Vespa 400 ed una Lambretta 125 LD, sidecar Longhi, 3 posti, del 1958.




Altre foto sono visbili qui.

Alla prossima!

21 marzo 2008

Istantanee # 1

Spesso l’amore per la raccolta di varie specie di oggetti, praticata talvolta a scopi culturali o di investimento finanziario, talvolta per una vera e propria curiosità o addirittura mania, porta il collezionista a “custodire” la propria collezione in bacheche appositamente predisposte, al riparo dalla polvere ma, soprattutto, dalle insidie di manine potenzialmente pericolose, come quelle di un bambino molto curioso e intraprendente.
La mia collezione di scooter, per quanto modesta per numero e valore economico (ma non affettivo), vuole essere, invece, una raccolta itinerante e suggestiva. Vuole, ancora, illustrarsi con “istantanee”, come cartoline da ogni dove.
Il contesto non importa. Ciò che conta veramente è il viaggio!!




Istantanea: "Al mare d'inverno col sole".
Modellino Britains Ltd.
Lambretta LI 150 with riders
Collezione privata.

15 marzo 2008

Do you have them all? # 1





Do you have them all?


"Li avete tutti?”,
così recitava lo slogan pubblicitario della Marx Toys.
Con la nascita degli scooter si apre un grande sipario sul mondo del collezionismo.
Soprattutto sulla Vespa e sulla Lambretta. E’ incredibile, infatti, quanti oggetti (modellini, cartoline, manifesti, bandierine e fasce, pubblicazioni, placchette, trofei, portachiavi, ecc…) sono stati prodotti sin dal 1946. Alcuni di essi oggi sono praticamente introvabili.
Il settore dei modellini giocattolo (Vespa e Lambretta in testa) è, almeno per me, quello più bello e seducente. Come non innamorarsi di quelli obsoleti , inizialmente in latta e poi in plastica, prodotti con estrema attenzione ed amore per il dettaglio?
I primi modellini della Vespa (inizi anni 50) erano caratterizzati da pupazzi con vestiti fatti a mano che oggi rappresentano (per chi li possiede) un capitale ben investito.
Infatti, alcuni di questi giocattoli originali, ancora meglio se conservati nella loro confezione, possono costare più di una moto vera.
Ma cosa c’entra il Mitico Thor (personaggio dei fumetti creato da Stan Lee e Jack Kirby, basato sulla figura del dio del lampo e del tuono della mitologia norrena, pubblicato dalla Marvel Comics) che sfreccia a bordo di una Vespa??
Dagli anni 60 fino agli anni 80 diversi produttori offrivano colorate Vespa in plastica ispirate ai personaggi più noti al pubblico infantile.
La ditta Marx Toys ne ha realizzato una serie (circa 20 pezzi) con pupazzetti ispirati a diversi personaggi Disney (Paperino, Pippo, Pluto, Topolino), eroi dei fumetti (Capitan America, Spider man, Thor), strumenti musicali (chitarra, mandolino, ecc…) e di vario genere (guardia, postino, poliziotto, ecc..).
Per questa serie Marx, i collezionisti arrivano anche a pagare il 30% in più rispetto a prodotti simili realizzati da altre ditte.

13 marzo 2008

Il motoscooter # 2

L’ingegner D’Ascanio nel disegnare quel motorino pensò a un mezzo che potesse essere adatto anche alle persone che non erano mai salite su una motocicletta. Un mezzo con la ruota di scorta come le automobili. Un veicolo con un accesso agevole ed una posizione seduta, confortevole e comoda. Infine, ideò una carrozzeria capace di proteggere il guidatore, di impedirgli di sporcarsi o scomporsi nell’abbigliamento. Eliminò la catena immaginando una scocca portante a presa diretta; per rendere la guida più agevole pensò di posizionare il cambio sul manubrio. Per facilitare la sostituzione della ruota escogitò, non una forcella, ma un braccio di supporto simile ai carrelli degli aerei.
Il nome del veicolo fu coniato dallo stesso Enrico Piaggio che davanti al prototipo MP 6, vedendo la parte centrale molto ampia per accogliere il guidatore e la “vita” stretta del mezzo, esclamò: “Somiglia a una vespa!”.
E VESPA FU.
Nel marzo 1946, da quel ronzio un po’ ridicolo di un motorino che non arrivava al decilitro di cilindrata, nasce la motorizzazione italiana.
Fu in quei giorni, il 29 marzo 1946, che sul Corriere d’informazione, ancora a un solo foglio, uscì un minuscolo annuncio pubblicitario, tre centimetri per una colonna: “La S.p.A. Piaggio & C. presenta la Motoleggera utilitaria Vespa – Cilindrata 98 cmc. – Motore a 2 tempi – Cambio 3 marce – Velocità massima 60 Km. – Consumo 1 litro 50 km. – Mass. Pendenza 20% - Inizio consegna in aprile”.
La Vespa primo tipo era sprovvista di cavalletto, si appoggiava lateralmente sulla pedana che per questo aveva due zoccoletti in lega leggera.
Nel primo anno di produzione (1946) la Vespa viene prodotta in 1200 esemplari dalla Piaggio di Pontedera.

08 marzo 2008

Il motoscooter # 1

Marzo 1946: all'inizio, davanti a quella motoretta ridevano tutti. Tutti, tranne Enrico Piaggio.
Ma aveva ragione lui. La sua Vespa avrebbe rivoluzionato le abitudini degli italiani.
Mentre in Italia si rimuovevano ancora le macerie, il successo della Vespa e, subito dopo, della Lambretta, non solo segnò il primo boom ma cambiò perfino l'immagine "cinematografica" del nostro Paese, preparandolo alla motorizzazione massiccia degli anni successivi.