Nell’immediato dopoguerra, di fronte a una moda esplosa rapidissima, la scelta dello scooter divenne imperativa per molte aziende che, in Italia e all’estero, seguirono l’esempio della Piaggio e dell’Innocenti, senza, tuttavia, riuscire a fare meglio dei predetti costruttori.
Infatti, nonostante alcuni progetti apprezzabili (spesso artigianali), Vespa e Lambretta continuarono a dominare la scena scooteristica internazionale.
Ducati Cruiser
Tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta, la domanda dei piccoli veicoli a due ruote si fece così massiccia da non poter essere soddisfatta dalle due aziende leader italiane che, per tale motivo, dovettero stringere accordi di licenza con aziende estere per la costruzione degli scooter in loco.
Il boom delle vendite rivelò un mercato apparentemente inesauribile. Di conseguenza nacquero come funghi i concorrenti. Mentre alcuni si misero a copiare palesemente i modelli delle aziende leader, altri scelsero la strada della novità, proponendo, a volte, soluzioni spinte che, almeno nell’intento, avrebbero dovuto essere migliorative.
I primi emuli di “Vespa” e “Lambretta” nacquero in Italia alla fine degli anni Quaranta. Tra questi il Nibbio, costruito nel 1947 da Gianca.
Orix 150
Un’altra azienda che si convertì alla produzione di uno scooter fu la fonderia di precisione Rumi che esordì nel 1951 con lo Scoiattolo, al quale seguì nel 1954 il Formichino. Quest’ultimo scooter, grazie all’estrema rigidità del telaio, aveva una tenuta di strada degna di una motocicletta.
Nel 1952 esordì nel settore anche la Ducati con lo scooter più ambizioso che sia mai stato costruito in Italia, il Cruiser, equipaggiato di un motore di 175 cm3 a quattro tempi ed un prezzo mozzafiato di 296.000 lire (il costo di due Vespa).
Tra i piccoli costruttori, un posto a parte spetta alla Prima di Asti, che nel 1953 realizzò l’ “Orix”, un originale scooter dalla linea avveniristica che venne costruito soltanto in 50 esemplari, alcuni dei quali non vennero venduti.
Tante altre ancora furono le aziende italiane a dividersi il ricco mercato degli scooter, quali, per citarne alcune: Alpino, Motobi Perrera, S.A.I. Ambrosini, Doniselli, Casalini, Cimatti, Mbm, Idroflex, Laverda, Gilera.
All’estero, i costruttori che non avevano raggiunto accordi con le case italiane, si erano presentati sul mercato con modelli propri, come, ad esempio, il Maicomobil in Germania; il francese Terrot “VS2” ; il cecoslovacco Cezeta “175” e l’inglese Piatti “125” (progettato in Italia dall’Ing. Piatti e costruito su licenza in Inghilterra e in Belgio).
S.A.I. Ambrosini
Anche la Harley Davidson mise in produzione (nel 1960) oltre ad alcune motoleggere, anche uno scooter, il Tropper, con un telaio in tubi rivestito da una carrozzeria in plastica che non raggiunse mai valori apprezzabili tanto da farne sospendere la produzione già nel 1965.