Decido di fare un bel giro in centro con la mia Gittì, ormai a riposo forzato da qualche mese.
Senza esitare avvio la pedivella e la Vespa parte a primo colpo. La cosa non mi stupisce, anzi mi fa sorridere. Penso, infatti, ad un amico che negli ultimi quattro mesi, causa scarso utilizzo, ha dovuto cambiare due volte la batteria del suo maxi scooter.
Con il casco ben allacciato, le luci accese (anche di giorno) e la mia Canon reflex nello zaino, scelgo la destinazione: Via Margutta.
Via Margutta è una piccola via di Roma, inclusa nel centralissimo rione Campo Marzio, zona nota come il quartiere degli stranieri. Anticamente, questa via ospitava botteghe artigiane e stalle. Dal 1600 in poi, generazioni di pittori e scultori hanno scelto questo luogo come sede dei propri laboratori ed abitazioni, conferendole quel carattere bohemien ed internazionale che ancora oggi la contraddistingue.
Negli anni Cinquanta, Gregory Peck vi portò Audrey Hepburn nel film “Vacanze romane”, facendola, così, diventare una strada esclusiva e residenza di molti personaggi famosi, come Federico Fellini e Giulietta Masina, Anna Magnani, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico… solo per citarne alcuni.
Poi, sotto il peso dell’aumento dei prezzi degli affitti e delle case, molte botteghe chiusero e gli artisti l’abbandonarono decretando anche il degrado fisico della via.
Nel 1986, Luca Barbarossa le dedica una canzone che, nel ritornello, recita: “Amore vedessi com’è bello il cielo a via Margutta questa sera, a guardarlo adesso non sembra vero sia lo stesso cielo dei bombardamenti, dei pittori, dei giovani poeti e dei loro amori consumati di nascosto in un caffè. Amore vedessi com’è bello il cielo a via Margutta insieme a te, a guardarlo adesso non sembra vero sia lo stesso cielo che ci ha visto soffrire, che ci ha visto partire, che ci ha visto…”.
Dopo un progetto di riqualificazione, via Margutta, oggi impreziosita da una nuova pavimentazione a sampietrini, è tornata ad essere un angolo tra i più pittoreschi della Capitale, dove, grazie anche ad ampi spazi di verde, sembra di respirare aria priva di smog.
Parcheggio la mia Gittì e percorro, lentamente, via Margutta che regala al visitatore, anche meno attento, scorci suggestivi, cortili e giardini alternati a gallerie d’arte e negozi high tech, osterie tipiche e ristoranti alla moda, elementi architettonici di pregio e, come in una caccia al tesoro, la possibilità di scoprire editti d’altri tempi e targhe marmoree da regalare agli amici come souvenir di “piccante” ironia tipicamente romana.
Infatti, al civico 53, la bottega artigiana di Enrico Fiorentini “Er Marmoraro” offre un’ampia scelta di epigrafi per ogni gusto o necessità.
La passeggiata è piacevole. Mi godo il bel tempo e le opere d’arte esposte nelle vetrine.
Percorro la stretta via fino ad arrivare al civico 110 dove, nell’edificio più antico della strada, il palazzo seicentesco dell’ex teatro Alibert, vissero per un lungo periodo Federico Fellini e Giulietta Masina. Una targa apposta accanto al portone del palazzo dove abitarono, realizzata dall’artigiano del marmo Enrico Fiorentini, li raffigura in due famose caricature eseguite dal disegnatore e gallerista Nino Za.
Alla fine della mia camminata sono proprio contento e mi piace concludere questa ouverture di primavera con uno stornello dedicato (da altro autore) alla via:
Quante strade rare e belle
so l’orgoglio dé sto monno
che t’incanti ner vedelle.
Io però sai che risponno?
Via Margutta ormai è lampante
che le batte tutte quante
perché è unica e speciale
e ner monno nun c’è uguale!
Alla prossima.
Salutotutti!
2 commenti:
bel giro!
la prossima volta ce lo facciamo insieme! :-)
... ci puoi contare Maurizio ;-)
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