Cartolina 1: Spoleto, frazione Pompagnano, Convento di Agghielli.
Dopo un veloce giro in auto decidiamo di tornare al "convento" e cenare a lume di candela davanti ad uno dei camini che riscaldano l’ambiente, rimandando al mattino seguente il giro turistico della cittadina.
Spoleto sorge lungo i fianchi del colle S. Elia, alto 543 metri; presenta segni di insediamenti umani risalenti almeno all’età finale del bronzo (fine XII – X secolo a.C.) e conserva, nell’impianto urbanistico, evidenti tracce del reticolato di età romana e numerosi resti monumentali come il Teatro Romano, l’Arco di Druso e Germanico e la Casa Romana sotto il Municipio.
Cartolina 2: Spoleto, via Francescana.
L’aria che si respira evoca altri tempi.
Cartolina 3: Spoleto, il Duomo.
Dopo la passeggiata per il centro storico e la visita del Duomo (il più rilevante monumento spoletino con gli affreschi del Pinturicchio e di Filippo Lippi) decidiamo di “scoprire” la Rocca Albornoziana, una poderosa fortezza rettangolare con sei torrioni. Edificata tra il 1360 e il 1370, costituì la più grande ed inespugnabile costruzione strategica realizzata per la conquista dei territori pontifici perduti in seguito alla cattività avignonese, ovvero lo spostamento della sede papale da Roma ad Avignone. Oggi, nella Rocca, vi ha sede il museo e vengono ospitate manifestazioni di diverso genere ed attività di ricerca e formazione legate ai beni culturali. Da non perdere, all’interno della torre maestra, la Camera Pinta, interamente affrescata con scene di soggetto cortese e cavalleresco.
Torniamo in centro e sostiamo all’Osteria del Matto (in vicolo del Mercato), un posto alla buona come le osterie di una volta, gustando un menu – fisso – semplice e casalingo.
Cartolina 4: Spoleto, particolare dell'affresco della Camera Pinta - Rocca Albornoziana.
Ora, la nostra meta, prima del rientro, è lo spettacolare Ponte delle Torri, un ponte-acquedotto alto 76 metri e lungo 230, costruito tra il XIII e il XVI secolo, che con i suoi nove piloni collegati da dieci arcate, domina la valle e collega la Rocca al Monteluco. La sua funzione era quella di convogliare le acque nella parte alta della città e alla Rocca e, contemporaneamente, servire d’accesso al Monteluco.
La nostra breve vacanza volge al termine e il rientro nella capitale avviene serenamente. Staccare la spina è servito a fare scorta di energie positive che solo luoghi come questi possono, ancora, offrire.
Alla prossima!
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