Roma è una città ricca di tesori, patrimoni artistici e naturali di straordinaria eccellenza è offre al turista, anche al più improvvisato, la certezza di un “viaggio nel passato” che poche capitali al mondo possono vantare.
Tuttavia, alcuni luoghi “ricchi di fascino” della Città Eterna sono meno conosciuti e meno frequentati dai turisti che, per svariate motivazioni, preferiscono (ovviamente) dedicare il proprio tempo ai monumenti ed ai musei più conosciuti, simboli della capitale in tutto il mondo, come: la Basilica di San Pietro, i Fori Imperiali, il Colosseo, la Fontana di Trevi, Piazza di Spagna… solo per citarne alcuni.
Uno di questi luoghi meno frequentati dal turismo di massa è sicuramente il Quartierè Coppedè: un progetto artistico-architettonico realizzato nei primi decenni del secolo passato dall’architetto e scultore fiorentino Gino Coppedè, dal quale prende il nome: un’area situata tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento.
Così, mosso dalla curiosità e invogliato da un soleggiato sabato mattina senza impegni in agenda, decido di dedicare questa estemporanea vespistica alla visita del quartiere.
Il nucleo principale dell’opera, composto da diciassette villini e ventisei palazzine disposte intorno al nucleo centrale di piazza Mincio, venne ultimato nel 1921. L’architetto fiorentino nella progettazione del “quartiere”, come era nel suo stile, mischiò al repertorio italiano dei secoli passati differenti stili decorativi in voga all’epoca in Europa, come il Liberty e l’Art Déco, dando vita ad un paesaggio unico e suggestivo.
I villini caratterizzati da archi, torrette, reggifiaccole in ferro battuto, circondati da una gradevole vegetazione, si confondono con edifici che richiamano elementi che vanno dallo Stile Liberty all’Art Déco con variazioni sul Barocco e sul Manierismo, piuttosto che dal Medioevo alla Grecia antica.
L’ingresso principale del quartiere Coppedè, dal lato di via Tagliamento è rappresentato da un grande arco, decorato da molteplici elementi architettonici asimmetrici, che unisce due palazzi.
Poco prima dell’arco si trova un’edicola con una statua di Madonna con Bambino, proteso ad accogliere il visitatore, che resta colpito inevitabilmente dalla maestosità dell'architettura d'ingresso e attratto dall'intersecarsi dei volumi scultorei della struttura. Sotto l’arco, oltre a due balconi, si trova un grande lampadario in ferro battuto.
Superato l’arco si giunge a piazza Mincio, centro del quartiere, in mezzo alla quale si trova la Fontana delle Rane. La bella fontana è costituita da una vasca centrale con quattro coppie di figure appesantite dallo scorrere del tempo, ognuna delle quali sostiene una conchiglia sulla quale si trova una rana che zampilla acqua all’interno della vasca. Dal centro della fontana si innalza una seconda vasca il cui bordo è sormontato da altre otto rane.
Inoltre, elementi caratteristici della piazza e dell’intero “quartiere” sono il Villino delle Fate e la Palazzina del Ragno.
Il primo rappresenta una mirabile commistione di stili, come molteplici sono i materiali utilizzati per la sua costruzione: marmo, laterizio, travertino, terracotta, vetro, ferro battuto e legno; la seconda, invece, è caratterizzata dalla facciata con archi asimmetrici sormontati da un faccione scolpito di chiara ispirazione assiro-babilonese, sotto il quale si può notare il ragno.
Per la sua particolare architettura il “quartiere” Coppedè fu scelto dal regista Dario Argento come sfondo per alcune scene dei suoi film Inferno e L’uccello dalle piume di cristallo.
Alla prossima uscita... in Vespa, naturalmente!
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